Cig, a luglio -26,9% in Piemonte - Piemonte - ANSA.it

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ANSA.it: TORINO, 18 AGO - Nel mese scorso sono diminuite del 26.9% rispetto al luglio del 2014 in Piemonte le ore di cassa integrazione guadagni. Lo comunica l'Inps, precisando che le ore autorizzate sono state 52,4 milioni a fronte dei 71,7 milioni di un anno fa. Le ore autorizzate di Cassa integrazione ordinaria (Cigo) sono state 16,4 milioni, con flessione del 16,8% nell'industria e del 24,2% nell'edilizia. Quanto alla Cassa integrazione straordinaria (Cigs), le ore sono state 28,4 milioni, - 32,6% rispetto.


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La legge 19/12/2012 e l'assicurazione obbligatoria.

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Nella legge 19/12/2012,anche detto Decreto Sviluppo bis, approvato con Decreto Legge 18.10.2012, n. 179,
nella Sezione VIIII del provvedimento contiene le seguenti norme:
misure per l’individuazione e il contrasto delle frodi assicurative (art. 21): viene affidata all’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (IVASS) la cura della prevenzione amministrativa delle frodi nel settore dell’assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, relative alle richieste di risarcimento e di indennizzo e all’attivazione di sistemi di allerta preventiva contro i rischi di frode.
L’IVASS realizzerà un archivio informatico integrato attraverso il quale sarà più facile individuare indici di anomalia e di possibili frodi;
misure a favore della concorrenza e della tutela del consumatore nel mercato assicurativo (art. 22): vengono abolite nel Codice delle Assicurazioni Private le clausole di tacito rinnovo eventualmente previste dal contratto; copertura assicurativa nei 15 giorni successivi alla scadenza della polizza RCAuto; verrà definito, attraverso un decreto del ministro delle Sviluppo Economico, uno schema di “contratto base” di assicurazione responsabilità civile auto, nel quale prevedere tutte le clausole necessarie ai fini dell’adempimento di assicurazione obbligatoria.
Ogni compagnia assicurativa, nell’offrirlo obbligatoriamente al pubblico, anche attraverso internet, dovrà definirne il costo complessivo individuando separatamente ogni eventuale costo per i vari servizi aggiuntivi. La norma prevede anche l’introduzione di una disciplina che obblighi le compagnie di assicurazione a predisporre sui propri siti aree riservate attraverso le quali consentire ai propri clienti di verificare lo stato delle proprie coperture assicurative, le scadenze, i termini contrattuali sottoscritti, la regolarità dei pagamenti di premio, secondo procedure simili agli attuali sistemi di home banking;
misure per le società cooperative e le società di mutuo soccorso (art. 23).


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Assicurazioni sui mutui proposti dalle banche in conflitto di interesse

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Un mutuo per la casa "assicurato", ovverosia con coperture accessorie ed opzionali rispetto alla copertura obbligatoria contro il rischio di incendio e/o scoppio dell'immobile. E' questa la formula completa legata alla stipula di un finanziamento ipotecario, magari per la prima casa ad uso residenziale. Ma i costi di queste polizze accessorie sui mutui non solo sono costose, ma spesso vengono proposte dalle banche in pieno conflitto di interesse. 
Se il mutuo infatti lo eroga l'istituto di credito, quasi sempre l'assicurazione viene emessa da una compagnia di assicurazione che la banca controlla spesso con la maggioranza del capitale sociale, ed altrettanto spesso in maniera totalitaria.
Questo ha comportato costi eccessivi dei premi pagati per queste polizze, al punto che nelle scorse settimane in merito è intervenuto anche l'Isvap, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo, sottolineando come spesso le provvigioni intascate dalle banche sulle assicurazioni sui mutui siano troppo elevate.
La cosa importante da sapere, per la famiglia che stipula un mutuo, è quella per cui, oltre alla non obbligatorietà, c'è anche la possibilità di poter sottoscrivere in ogni caso la polizza con una compagnia assicurativa esterna, ovverosia che non ha alcun legame con la banca che eroga il credito ipotecario.


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AD Agenzia Debiti e' oggi la piu' grande Debt Agency in Italia

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AD Agenzia Debiti e' oggi la piu' grande Debt Agency in Italia: ogni mese riceviamo quasi 20.000 Richieste da tutta Italia da parte di tutti coloro che hanno dei debiti: aziende, lavoratori autonomi, dipendenti, professionisti o pensionati con problemi di debiti con finanziarie, banche, fisco, creditori in genere. Ci avvaliamo della collaborazione di 20 tra Avvocati e Fiscalisti per un totale di 200 Esperti, specialisti nel risolvere tutte le situazioni debitorie la cui funzione e' quella di aiutare persone indebitate per risolvere ogni problema di debiti.

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Mutui, a picco le richieste: -14% nei primi 10 mesi dell'anno, -33% solo in ottobre

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(Finanza.com) La domanda dei mutui ipotecari nei primi dieci mesi dell'anno da parte delle famiglie italiane prosegue inesorabile il percorso di contrazione rispetto ai corrispondenti mesi del 2010 e a ottobre registra un pesantissimo -33% (dato ponderato sui giorni lavorativi), che conferma l'andamento di un semestre in cui la decrescita è risultata sistematicamente in doppia cifra. Questo, in sintesi, è il preoccupante quadro che emerge dall'analisi dei dati sull'andamento complessivo della domanda di mutui e delle variazioni percentuali rilevate su EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 78 milioni di posizioni creditizie.
Nel periodo considerato il decremento complessivo è stato del -14% rispetto all'analogo periodo del 2010 ma anche il confronto con gli anni precedenti denota una rilevante contrazione del numero di richieste di finanziamento avanzato dalle famiglie italiane per l'acquisto di un immobile. Tale situazione è da imputare alle aspettative negative delle famiglie italiane, che rinunciano a chiedere un mutuo dal momento che è sempre meno probabile ottenerlo, data la scarsa disponibilità di impieghi disponibili presso gli intermediari finanziari. In particolare inoltre sembra pesare la persistente sofferenza del mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione particolarmente alto, superiore all'8% e con punte vicino al 30% nel segmento dei giovani) affiancata da una debole dinamica dei redditi, condizione fondamentale per ristabilire il difficile equilibrio del bilancio familiare delle famiglie, la cui evoluzione fa ritenere che anche nei prossimi anni non ci saranno le condizioni per un ritorno del mercato del credito ai livelli pre-crisi.
Analizzando la distribuzione per fasce di durata, si mantiene la crescita della quota di domanda di mutui nelle classi tra i 20 e i 30 anni, che nei primi 10 mesi del 2011 rappresentano quasi il 51% della domanda complessiva. Ad ogni modo, è ancora la classe di durata compresa tra i 25 e i 30 anni ad essere quella maggiormente preferita dalle famiglie italiane (31% del totale) oltre ad essere in crescita (+1,8%) rispetto al 2010.
Per altro l'importo medio calcolato sulla totalità dei primi dieci mesi dell'anno in corso continua ad essere inferiore rispetto al pari periodo 2010, rispettivamente 136.976 ? contro i 139.216 euro.
Analizzando, infine, la domanda in base all'età dei soggetti richiedenti mutui ipotecari, la classe compresa tra i 35 e i 44 anni continua ad essere la più numerosa, con una quota pari al 35% del totale.


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Pa, pagamenti entro 60-90 giorni

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Pa, pagamenti entro 60-90 giorni
Le piccole e medie imprese potranno contare sui forzieri di due "cavalieri bianchi" per combattere la scarsità del credito e difendersi dai morsi della recessione: Cassa depositi e prestiti e Sace. I tecnici del ministero del Tesoro e delle due istituzioni sono al lavoro per ultimare entro questo venerdì, o comunque in occasione del prossimo "liquidity day", le modalità di questi due interventia favore delle Pmi che nel complesso, tra il rilancio di vecchi strumenti e di nuove iniziative, dovrebbero mettere in circolo dai 15 miliardi di euro in su: a questo fine unoo due decreti attuativi dovranno essere varati alla svelta.
I ruoli innovativi allo studio per Cdp e Sace saranno complementari.
La Cassa, oltre alla sua attività tradizionale, avvierà un nuovo canale di finanziamento attingendo al risparmio postale che però raggiungerà le imprese attraverso il sistema bancario, come fanno già Bei e la tedesca Kfw. Per la Sace invece è allo studio un'estensione della sua attività classica di garanzia sul credito all'esportazione, applicata alle nuove fatture della pubblica amministrazione per pagamenti di forniture o servizi nei confronti delle imprese.
In occasione del primo liquidity day, l'amministratore delegato della Cdp Massimo Varazzani ha delineato le tre linee di intervento anti-crisi della Cassa, due delle quali sono già operative: il Fondo rotativo per le imprese ha ancora in dote circa 6 miliardi di euro inu-tilizzati. Il Fri ha sostituito l'intervento dello Stato a fondo perduto: le aziende possono attingere a questo credito a tassi e condizioni molto convenienti ma resta un prestito che deve essere rimborsato. La Cassa inoltre può attivare altri 2 miliardi di euro tramite le sue linee di credito con la Bei: anche in questo caso, il finanziamento è destinato a investimenti. La novità sta nel terzo canale di intervento della Cassa, con una disponibilità iniziale di 5 miliardi di euro attinti dal risparmio postale: una norma ad hoc, che potrebbe essere varata entro questa settimana, consentirà alla Cdp di erogare credito alle Pmi, senza contatto diretto ma indirettamente attraverso il sistema bancario. Il modello è ispirato alla Bei e anche alla Kfw: quest'ultima, per non entrare in diretta concorrenza con le banche tedesche, si è sempre servita del sistema bancario per erogare credito alle Pmi, pagando anche una commissione alla banca controparte. Resta da vedere se sarà la Cassa ad assumersi il rischio-impresa (il rischio che la controparte vada in default), nel caso di questa nuova attività con il risparmio postale.
Per quanto riguarda la Sace, secondo fonti bene informate vicine a Via XX Settembre, è allo studio una formula per velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione al sistema produttivo. Per uscire dallo stallo, almeno per quanto riguarda i pagamenti futuri (non il pregresso, sul quale resta il problema del peso sul debito pubblico), il Mef avrebbe deciso di consentire alla Sace di estendere la sua garanzia (finora concentrata sul credito all'esportazione) ai pagamenti della Pa: dopo una certa data di scadenza di una fattura, l'ipotesi è 60-90 giorni, se la controparte pubblica non paga, invece di accumulare un ritardo subentra la Sace che effettua il versamento alla Pmi per conto della Pa. Il sistema è lineare ma i dettagli tecnici sono molto complessi: per evitare che la soluzione sia " una tantum", per esempio per un solo anno di crisi, il Tesoro e la Sace stanno studiando l'istituzione di un plafond speciale che possa essere rinnovato nel tempo, affinché questa misura diventi "revolving" e non si esaurisca con il prosciugamento di fondi stanziati ad hoc.
IL Sole 24 ore
Credit Village


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Chi può chiedere un prestito

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In genere tutti possono richiedere un prestito personale: lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, professionisti, pensionati. La realtà è un po' diversa. Anche se la pubblicità delle finanziarie dice di solito "Prestiti a tutti", in realtà il prestito viene erogato solo se si danno delle garanzie sul rimborso dei soldi presi in prestito. Anche la famosa frase "Prestiti anche a pignorati e protestati", è tutta da verificare.

Le garanzie da fornire per chiedere un prestito

Le finanziarie e le banche danno i soldi solo a chi li restituirà. Quindi è più semplice ottenere un prestito se si è dipendenti pubblici o privati con un posto di lavoro fisso o lavoratori autonomi con un reddito dimostrabile. I pensionati possono essere paragonati ai dipendenti pubblici perchè è lo stato che paga la loro pensione. Infatti, tutte le società, prima di erogare un prestito, richiedono la busta paga, il cedolino della pensione o il Modello Unico (per i professionisti). Non sempre l'appartenenza a queste categorie assicura una risposta positiva alla richiesta di prestito. I dipendenti di un'azienda che sta per chiudere o in grave crisi; i pensionati con più di 75 anni; i lavoratori autonomi con un reddito troppo basso rispetto al settore di appartenenza, possono vedersi rifiutato il prestito anche se appartengono a categorie considerate "sicure" dalle finanziarie.

I criteri di valutazione di banche e finanziarie

I criteri in base ai quali banche e finanziarie decidono di erogare un prestito personale sono molti. I più importanti sono 3.

Proporzione tra importo del prestito e reddito

Se guadagnate 10.000 euro netti l'anno e richiedete un prestito da 30.000 euro da rimborsare in 3 anni non lo otterrete mai. In pratica dovreste prendere il vostro intero stipendio mensile, più altri soldi, e darli alla finanziaria. Il riferimento che banche e finanziarie usano per giudicare se il rapporto rata/reddito è equilibrato è quello del terzo del reddito netto mensile del richiedente. Se guadagnate 1500 euro al mese, 1/3 sono 500,00 euro, ma solo in teoria. Se una persona ha la casa in affitto, dal reddito disponibile bisogna togliere queste spese fisse. Se oltre all'affitto ci sono altri prestiti già in corso, questi riducono ancora il reddito disponibile a cui la banca o la finanziaria fanno riferimento per calcolare la rata del vostro prestito personale. Il reddito che la finanziaria prende come riferimento è solo quello reale, che riuscite a dimostrare attraverso le busta paga o la dichiarazione dei redditi se siete lavoratori autonomi o commercianti.

Affidabilità creditizia di chi richiede il prestito personale

Il terrore di ogni consumatore sono le banche dati SIC, Sistemi di informazione Creditizia, che hanno sostituito i vecchi Crif, le Centrali di Rischio Finanziario. Queste banche dati posseggono i dati sulla nostra affidabilità finanziaria. Prima di concedere un prestito personale, banche e finanziarie chiedono a queste società informazioni sul nostro conto.
Cosa chiedono? Se abbiamo "intenzione" di rimborsare il prestito personale che stiamo chiedendo, cioè se in precedenza abbiamo richiesto un prestito a qualche altra società e se lo abbiamo rimborsato rispettando tempi e scadenze. In pratica, se siamo o non siamo dei cattivi pagatori. Oltre a questi parametri, le banche e le finanziarie prendono in considerazione anche le informazioni contenute negli archivi pubblici, come quelle su protesti e fallimenti. Questi dati, insieme a quelli sul reddito attuale e sull'indebitamento presente e futuro, formano la nostra affidabilità creditizia.

Le banche possono chiedere altre garanzie oltre al reddito?

Rispetto ai finanziamenti finalizzati, le finanziarie e le banche considerano il prestito personale molto più rischioso, perchè non sanno come spenderete i soldi e se non li restituite, non possono neanche rivalersi sul bene acquistato. Quindi, prima di erogare i soldi, vogliono essere sicure di riaverli indietro. Un reddito certo e dimostrabile è quindi la prima garanzia che una finanziaria chiede per erogare un prestito. Di solito non vengono richieste garanzie sui beni (ad esempio un'ipoteca sulla casa), ma potrebbe succedere che alcune finanziarie lo facciano. E' molto più probabile che vi chiedano una firma di garanzia da parte di una persona (fideiussore) che garantirà la restituzione del prestito se non sarete voi a farlo.

Riepilogo

Le banche e le finanziarie danno i prestiti solo a chi può fornire garanzie sulla restituzione;

  • La prima garanzia da fornire è un reddito certo e documentato;
  • Le finanziarie possono chiedere altre garanzie come un'ipoteca sulla casa o la firma di garanzia di una terza persona (fideiussore).


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